L’attuale congiuntura pandemica sta creando disagi nella comunità scolastica, soprattutto per il perdurare di una situazione di incertezza sui tempi e sui modi di uscita da questa crisi, che la nostra società non viveva da almeno un secolo.
Sono trascorsi, infatti, nove mesi dall’inizio della crisi del Covid-19 e ancora non è chiaro quando potremo lasciare alle spalle questa esperienza che ci sta segnando e cambiando da tanti punti di vista.
Al di là della crisi economica e sociale non possiamo certamente ignorare la scia di morti e sofferenza che la pandemia ha portato e continua a portare, cambiando la struttura demografica dei nostri paesi e modificando verso il basso l’aspettativa di vita per la prima volta dopo tanti decenni.
I docenti di questa scuola hanno affrontato e stanno affrontando questa lunga traversata del deserto con professionalità e passione, pur con i limiti e gli errori che affrontare l’ignoto sempre comporta, ma che al tempo stesso ci aiutano a migliorare.
Il ritorno della didattica a distanza (che in realtà non ci ha mai abbandonato completamente) ha riportato disagio e difficoltà di vario tipo, che già si erano manifestati nello scorso anno scolastico. Si tratta, però, di un contesto diverso, ancora più complesso e difficile, in cui le forme di disagio si stanno approfondendo in tutti, studenti e docenti.
Emergono nelle classi conflitti tra docenti e studenti e anche tra docenti e genitori che la distanza e la virtualità alimentano. Sono situazioni che fanno parte della scuola da sempre e che ci sono state anche nello scorso anno scolastico, ma che adesso si nutrono del clima sociale divisivo e teso, in cui c’è molta meno accettazione del contesto pandemico rispetto a quella che c’era nello scorso anno scolastico.
È difficile trovare soluzioni e indicare vie certe di uscita perché ogni situazione ha le sue peculiarità e servono analisi contestualizzate. Servirebbe un rapido ritorno alla normalità, ma sappiamo che non sarà così e che dovremo attendere gennaio per poter aumentare gradualmente la presenza a scuola e forse l’inizio dell’anno scolastico 2021/22 per ritrovare l’antica e rassicurante dimensione.
In primo luogo è importante e necessario frenare la crescita di ansia e di disagio sia tra i docenti che tra gli studenti ed in particolare i genitori, cercando di rasserenare il clima e di far accettare il contesto, inquadrandolo per quello che è, senza particolari aspettative e accantonando in questo momento la ricerca di certezze che non possono esserci.
La scuola ha voluto e dovuto istituzionalizzare e organizzare la DDI. Tutto questo invece che migliorare il clima e dare sicurezza ha generato ancora maggiore ansia e disagio proprio perché la dimensione emergenziale (che in sé era stata accettata come sacrificio temporaneo) sta diventando quotidianità, rischiando di snaturare o comunque cambiare completamente l’ambiente di apprendimento e di relazione educativa che era ed è la scuola. Ecco perché è bene vivere questa situazione giorno per giorno, senza guardare troppo avanti, cercando di ricreare il giusto clima educativo e di relazione anche nel contesto virtuale perché questo è il bene più importante.
La grande forza della scuola e dei docenti sta nella grande carica di umanità prima ancora che nella scienza e nella cultura ed è questa la leva che si sta cercando di usare soprattutto, coniugando la fermezza dell’educatore e del gestore di relazioni con l’empatia che non deve mai venire meno.
La criticità dei comportamenti strumentali degli studenti soprattutto nei momenti di verifica (disconnessioni sospette, assenze strategiche, difficoltà digitali) va affrontata con la difesa del valore del rispetto delle regole, ma anche con la capacità di alleggerire la tensione che la verifica (e l’incombere conseguente del voto) porta inevitabilmente con sé. La scuola non è fatta solo di verifiche e di voti, ma soprattutto di apprendimento, relazione ed educazione. La valutazione si esercita su tutto il processo di apprendimento che richiede tempo ed infatti l’anno scolastico si compone di nove mesi. Non ci possono essere verifiche decisive, ma solo tasselli di un complesso mosaico che il docente costruisce con pazienza nel tempo, senza mai dimenticarsi della fondamentale importanza dell’incoraggiamento e dell’accompagnamento.
In questo momento di solitudine sociale e digitale, gli studenti (ma in fondo tutti noi) hanno particolarmente bisogno di sostegno e di umanità, di presenza adulta, senza dimenticare che la malattia in molte famiglie genera problemi importanti, anche di carattere sociale ed economico. Per questo i docenti stanno lavorando in questa direzione, senza caricare troppo di ansietà i momenti di verifica che pure devono esserci perché essenziali per costruire l’apprendimento. Non ci si deve dimenticare, infatti, che uno degli obbiettivi che tutti dobbiamo avere (docenti, ma anche genitori e studenti) è fare il massimo per evitare o almeno attenuare buchi di apprendimento che potrebbero segnare gli studenti per anni e forse per sempre. Sappiamo che questo rischio, soprattutto per gli studenti più deboli e con più problemi di apprendimento, esiste e va affrontato unendo le forze.
Ovviamente alcuni problemi sono indotti dalle insufficienti dotazioni digitali delle famiglie che oggi vanno migliorate perché strumenti decisivi di cittadinanza, aiutando chi ha difficoltà economiche. Nessuno, però, può ignorare questa grande necessità e comunque non ci si può limitare al possesso di smart phone. Sono stati fatti passi in avanti importanti (oggi la connettività per partecipare alla DDI è gratuita) e anche la nostra scuola ha ottenuto fondi per acquisire device da dare a chi ne necessità ed è non abbiente. Purtroppo servono tempi non brevi per le procedure amministrative, ma comunque si deve notare che all’avviso pubblico emanato hanno risposto solo 80 studenti, cioè il 5% della nostra popolazione scolastica.
Anche la relazione con i genitori sta diventando difficile. Cresce l’ansia di proteggere il figlio/a, di tutelarlo/a fino a generare conflitto con la scuola, con le conseguenze negative di carattere educativo e sociale inevitabili in questi casi. Molti vedono il voto come il bene da ottenere in ogni modo, a volte anche con espedienti e comportamenti poco gradevoli, perdendo di vista il percorso e la prospettiva della crescita formativa ed educativa. Abbiamo scelto di mantenere il voto anche in DDI (unendolo alla valutazione formativa, come sempre avvenuto in presenza) e questo ha generato tensioni, ma non si deve tornare indietro e quindi alle azioni valutative solo formative dello scorso anno scolastico in DAD. Semplicemente si deve far vivere a tutti il momento della valutazione per quello che è, senza tensioni e senza paure, ben sapendo che c’è tempo per valutare e questo è soprattutto il tempo di costruire la classe con i suoi nuovi equilibri sociali e didattici nel contesto virtuale. Il resto poi verrà di conseguenza.
Non ci si deve stancare di parlare e di confrontarsi perché molte ansie ed anche irrigidimenti vengono proprio dalla distanza che alimenta paure e percezioni di insostenibilità. Molti genitori sono preoccupati per la difficoltà di parlare con i docenti in questo contesto di distanza. In dicembre potenzieremo per due settimane gli spazi di colloquio per poter consentire al numero più elevato possibile di genitori di parlare con i docenti, mettendo rimedio alla impossibilità di tenere i tradizionali colloqui generali.
Chiedo a tutti di restare uniti, di parlarsi, di non agire da soli, di non lasciarsi sopraffare dalla emotività e di fare riferimento ai coordinatori di plesso e di classe. Nessuno deve sentirsi solo di fronte ai problemi e la forza del gruppo deve aiutarlo sempre. Fatichiamo a vederla, ma la luce c’è sempre. Basta saperla cercare.